domenica 14 settembre 2008

Oblomov. Trama.


Oblomov è un giovane proprietario di campagna venuto a Pietroburgo per studiare. La sua fanciullezza è passata tutta nel suo possedimento, “Oblomovka”, dove la vita patriarcale era ancora in pieno fiore, e dove egli è stato educato in modo da non conoscere che cosa sia lo spirito d’iniziativa e l’attività personale. A Pietroburgo come studente egli sembra per un po’ lasciarsi trascinare dalla vita dei compagni idealisti e insieme uomini d’azione, ma ben presto, non avendo nessuna necessità di lavorare per crearsi l’indipendenza, per conquistare la libertà, si abitua all’idea che gli altri lavorino per lui e si lascia vincere dall’infingardaggine che gli hanno inoculato nel sangue gli anni pacifici della fanciullezza trascorsa in “Oblomovka”.
A 33 anni Oblomov giace nell’inerzia più totale, trascorrendo il giorno a letto immerso in sterili ruminazioni. Dall’inezia lo scuote un amico di antica data, Stolz, che lo stima profondamente, ne apprezza le qualità morali intellettuali e ricorda i comuni progetti giovanili idealistici. Per effetto della sollecitazione di Stolz, Oblomov torna a frequentare il mondo. Non è entusiasta di questa nuova vita, che gli sembra vacua e tediosa più della solitudine in cui era immerso, finchè non incontra una giovane donna, Ol’ga, di cui si innamora perdutamente. L’amore che Olga riesce a suscitare in lui sembra per un momento essere lo strumento di quest’opera di liberazione e di rigenerazione. Oblomov e Ol’ga stanno per sposarsi, ma questo passo decisivo, che richiede da Oblomov esplicazione di attività pratica, movimento, interesse immediato, vivace, è quel che spaventa Oblomov, che ricade nella sua apatia, nella sua monotona indolenza. Affida la cura della sua proprietà che rende sempre meno, a due furfanti che, profittando della sua ingenuità, lo portano quasi sul lastrico. Neppure l’amore è riuscito a rendere attuale quel futuro Oblomov sognato dala fanciulla, che nella realizzazione di questo sogno vedeva lo scopo della propria vita. Oblomov infatti, si affida totalmente ai suoi servi (Zachar e la moglie), e alla padrona di casa dell’appartamento che occupa, Agaf’ja Matveeyna, una donna semplice che si innamora segretamente di lui. Essa lo cura, lo protegge, lo venera, senza chiedergli nulla in cambio. Lentamente Oblomov giunge a ricambiarla, la sposa, ha un figlio. Circondato dall’affetto di persone semplici, egli sembra trovare pace, passando le giornate in veste da camera sdraiato su di un divano. Ol’ga sposerò l’amico di Oblomov, Stolz, un personaggio di dubbia vitalità e realtà artistica, ma che in ogni modo il romanziere ha messo di fronte al suo eroe per mostrare che cosa dovesse essere la vita attiva di un uomo nuovo. Stolz e Ol’ga realizzano tra loro un’unione perfetta, fanno un ultimo tentativo di sottrarre l’amico ad una vita che essi giudicano indegna delle sue qualità, proponendogli di andare a vivere accanto a loro. Oblomov rifiuta. Alla sua morte il figlio va a vivere con Stolz e Ol’ga.




3 commenti:

)|( ha detto...

opera molto importante

Anonimo ha detto...

bello e vivace.

Unknown ha detto...

Uno dei più grandi "inetti", letterari; seppur con sfumature diverse si può paragonare agli Sveviani: Nitti e Brentani , all'uomo superfluo di Turgenev, all'uomo del sottosuolo di Dostoevskij, al solitario di Ionesco, ad alcuni personaggi di T.Bernard, o di Cechov, all'uomo senza qualità di Musil, o agli indifferenti di Moravia.