mercoledì 1 ottobre 2008

Dostoevskij. Stile e linguaggio.


Nelle sue opere, Dostoevskij è molto attento alle descrizioni di ambienti, ma ciò che risalta con maggior forza sono i dibattiti di idee, ricchi di tensione morale e religiosa.
Lo scrittore russo ha uno stile originale, le descrizioni non sono mai eccessivamente lunghe e noiose, ma vengono inserite nelle osservazioni dei vari personaggi; il lettore viene coinvolto nella narrazione, sentendosi parte del racconto, come se fosse lui stesso a poter raccontare in prima persona gli eventi; e nello tempo il lettore è a conoscenza della vita interiore dei protagonisti, come se il fuori e il dentro, l’esteriorità e l’interiorità, il pubblico e il privato fossero un tutt’uno.
Il linguaggio si caratterizza dal ritmo ossessivo che Dostoevskij ottiene mediante la brevità delle frasi, grazie alla ripetizione continua del nome che indica la persona del verbo: in questo caso il pronome di prima persona ‘Ja’, io.
“Il linguaggio si è spezzato e la sua frammentarietà rispecchia la vita psichica nelle sue oscillazioni e mutevolezze, nelle sue inclinazioni ossessive, nelle sue fratture emozionali, nella sua scissione tra pensiero e volontà.” (Bucelli, Fiorentino, 1988, pag.52).
Lo stile del discorso, frammentario e ossessivo, somiglia molto alla struttura e allo stile di un colloquio analitico, dove il paziente parla di sé, associando liberamente i suoi pensieri. Inoltre questo iterare ossessivo di ‘io’ ci rimanda ad un’espressione tipica del senso di colpa: la confessione dei peccati; e questo permette di ipotizzare un grande senso di colpa che ha accompagnato per tutta la vita Dostoevskij.

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