martedì 26 agosto 2008

Memorie da una casa di morti.


In questo romanzo, scritto da Dostoevskij nel 1862, comincia a delinearsi la concezione filosofica dello scrittore sul ‘male’, come fatto inseparabile dalla vita.
In Siberia, mentre gli altri condannati politici si erano tenuti separati dagli altri ergastolani condannati per delitti comuni, Dostoevskij aveva reagito affrontando le stesse fatiche fisiche dei forzati e facendo ogni sforzo per assimilarsi ad essi, fino a sentirsi uno di loro. Così egli troverà tra i suoi compagni condannati anche degli esseri sorprendentemente docili e miti, perfino capaci di generosità.
Per lo scrittore non esiste il ‘tipo’ del criminale, colui che – come sostengono alcuni studiosi di criminologia – avrebbe addirittura le caratteristiche somatiche. Il crimine è un atto staccato da chi lo commette, ciascuno ha in sé la possibilità di compierlo; colui che compie un delitto non fa che rendersi interprete del male che l’umanità intera si porta dentro, in quanto il male non è un concetto separabile dalla vita. Tutto ciò non elimina, tuttavia, la particolare responsabilità del criminale, né la necessità della condanna. Infatti essa non dovrà essere intesa come una punizione, ma come unica possibilità per il criminale di annullare il suo debito con la società e di tornare fra la gente della vita comune, da cu il crimine lo separa.Dostoevskij, in Siberia, ha un immenso campo di osservazione; la sua capacità introspettiva si amplia molto, egli non perde un solo particolare della psicologia del forzato e raccoglie un materiale così ricco che alimenterà il suo pensiero per tutto il resto della sua vita.


UOMINI RISOLUTI: LUĈKA.

" [...] Come se, avendo una volta varcato il limite a lui vietato, cominciasse ormai a compiacersi che non c'è per lui più nulla di sacro; come se fosse trascinato a scavalcare di colpo ogni legalità e autorità e a deliziarsi della più sfrenata e illimitata libertà, a godere del sentirsi mancare il cuore per lo sgomento che non può non provare di fronte a se stesso. Egli sa inoltre che lo attende un terribile supplizio. Tutto ciò è forse simile alla sensazione che prova un uomo, quando, dall'alto di una torre, si sente attirato verso l'abisso che ha sotto i piedi, tanto che alla fine sarebbe egli stesso felice di buttarsi a capofitto: giù alla svelta, e sia un affar finito! E tutto questo accade perfino agli uomini finora più pacifici e meschini. Taluno di essi, in questa ebbrezza si dà perfino delle arie. Quanto più depresso era in passato, tanto più fortemente è tratto ora a pavoneggiarsi, a incutere paura. Egli si bea di questa paura, si compiace perfino del ribrezzo che suscita negli altri. Ostanta una specie di temerità, e un simile 'temerario' a volta attende egli stesso il castigo con impazienza, attende che decidano la sua sorte, perchè a lui stesso riesce infine gravoso il far mostra di tale ostentata temerità. E' curioso che per lo più tutto questo stato d'animo, tutta questa ostentazione dura esattamente fino al patibolo e poi è come troncata di netto: quasi si trattasse in realtà di un termine formale, si direbbe, fissato in precedenza da apposite norme. Allora l'individuo tutt'a un tratto si ammansa, si fa piccino, diventa una specie di cencio. Sul patibolo piagnucola, chiede perdono al popolo. [...]". (Dostoevskij, F. (1862), Memorie di una casa morta, p.153, Rizzoli Editore, Milano, 1950.)

Janacek - LA CASA DEI MORTI - Finale atto primo


6 commenti:

Lauce ha detto...

Per Vincenzo: ho trovato su Youtube questo video, l'unico, comunque molto bello! Ho pensato di inserirlo nel post! Grazie mille dell'informazione!
Ho poi inserito il brano che fa riferimento a LUĈKA, che è protagonista della scena.
Che bello!

Per Rò: sai che non ho un bellissimo rapporto con il pc...nell'aggiungere il video ho cancellato i nostri commenti!!! Mi dispiace terribilmente non averli salvati prima! Erano dei ragionamenti che meritavano...

liberoPensieRoberto ha detto...

bbbbaahhhhhhhhhhhhhhhhhh !!!!!!!!!!

acquadicielo ha detto...

bello questo video. L'opera in questione di Janacek è assai bella e stimolante così come la lettura del capolavoro di Dostojevski. Mi fa piacere che la mia segnalazione ti sia stata utile.

liberoPensieRoberto ha detto...

acquadicielo,
mi sà che lauce s'è presa una cotta per te: i tuoi commenti si traducono in video, i miei spariscono nel nulla...

acquadicielo ha detto...

roberto certo che "la casa dei morti" come messaggio d'amore non è proprio il massimo! Si scherza naturalmente e poi a Palermo c'è un proverbio. " a megghiu paruola e chidda ca un si rici" Traduco : le parole più importanti spesso sono quelle non dette. capisciammè :-)

liberoPensieRoberto ha detto...

sono di origini siciliane 8cioè tutta la mia famiglia per generazioni e generazioni), so esattamente cosa intendi dire..
:)